12463 - Il periodo degli ignoti
N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini
La difesa del faro era un punto di riferimento. E tutti coloro che l’avevano vissuta non potevano più dimenticarla. Non era solo un ricordo, come avviene di solito, ma una memoria del futuro che guidava i combattenti quando vedevano nuove nubi. Le spade spezzate non avevano lasciato rimembranze solo ai nemici. Così anch’essi si trovavano in difficoltà a superarle ed anche se si comportavano come se avessero dimenticato la loro risoluzione, c’era sempre un altro punto di riferimento per far sì che se le ricordassero. Era il segno della giustizia, il timbro del sole. In questo modo i discepoli riconoscevano le impronte dell’opera dei servi dell’Umanità che non erano altro che i camaleonti, i mostri del sapere che lottavano diacronicamente contro la barbarie, ovunque cercasse di ferire l’Umanità con i suoi crimini. E solamente quando non era in atto la fase combattente cominciava lo strano insegnamento dei maestri dell’Umanità. Questa correlazione esisteva qui da secoli, come avveniva con le chiese e i castelli ma solo nelle rivoluzioni gli uomini scoprivano queste proprietà dei nostri simili ed avevano ogni volta l’impressione di vivere una rivelazione. Così gli altri periodi venivano chiamati l’epoca degli ignoti, poiché l’invisibile era l’unico spazio ove poteva agire senza diventare percepibile dal comando dello spazio delle società. In quel periodo la Bibbia e i libri insegnavano ai nostri simili il valore del Cristianesimo e dell’Ellenismo come resistere agli usurpatori. E le scuole nascoste riempivano anche le grotte per impartire le lezioni tramite il sacerdote e il combattente. Così i posteri che erano ancora fanciulli in quel periodo conoscono la visione della libertà tramite l’inconcepibile e l’utopia e si preparavano all’azione che avrebbe generato una nuovo ordine di fatti che in seguito avrebbe preso il nome di realtà.