15679 - La razzia di Adrianopoli
N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini
Molti commentarono il più antico canto popolare,
La razzia di Adrianopoli, senza sapere con certezza la realtà.
Eppure dentro il tempio di San Giorgio le cose erano molto più chiare.
Nessuna pietra delle rovine aveva dimenticato.
Quale fra esse avrebbe osato dimenticare la caduta di Adrianopoli.
I Turchi Ottomani bruciarono tutto.
Affinché rimanesse solo la cenere.
Volevano che non si vedesse neppure una traccia della grecità.
Ed il castello di Didimoticho ne era testimone.
Tutti gli eventi del 1361 erano inchiodati nella sua memoria.
Ogni torre aveva le sue reminiscenze.
E nessuno poteva ingannarle.
Lo scopo del saccheggio, era l’annientamento.
La Città era molto vicina.
E volevano rompere ogni collegamento.
“ Le rondini d’Oriente e gli uccelli d’Occidente
piangono lentamente, piangono velocemente, piangono a mezzogiorno
piangono Adrianopoli ripetutamente razziata
ove la razziarono nelle tre feste dell’anno
di Natale per il cero e della Domenica delle palme per le palme
e della Domenica di Pasqua per Il Cristo è Risorto.”
Questo lamento cantò, senza piangere , nel tempio.