240 - Prometeo e Atena

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

Atena è sola dentro il naos di un tempio. Ella rappresenta l’unico elemento femminile all’interno dell’insieme della portentosa  architettura, il solo elemento vivente dentro un marmo pensante,la singolarità divina nello splendore umano. La sua immobilità sprigiona una potenza strana. La sua armatura appare di una leggerezza impossibile. Il suo materiale è sconosciuto al genere umano. Ella la indossa come un abito luminoso. L’elmo all’indietro, appoggia la sua mano destra pesantemente armata sul marmo del muro, è visibile solo di spalle. Malgrado l’irruzione di Prometeo nel naos sacro, ella resta impassibile, Prometeo s’avanza con un passo deciso. Sembra furioso.

                                                           Scena I

                                                                   Atena, Prometeo
Prometeo: Atena! Poi, indicandola col dito. Tuo padre ha commesso un crimine.
Atena, girandosi lentamente verso di lui: Adesso ti permetti di giudicare il dio degli dei? Un  tempo. Chiunque tu sia Titano nessuno ti ha dato il diritto.
Prometeo: Sono colui che sa ed è l’ingiustizia di tuo padre che mi ha dato questo diritto.
Atena, guardandolo in faccia: Conosci solo ciò che creano gli dei. Il tuo sapere non è potere.
Prometeo: Lo so! Ed è a causa della tua presenza.
Atena,sorridendo: Riconosco la potenza del tuo pensiero. Un tempo. Poi riprendendo il suo tono. Allora, che crimine ha compiuto secondo la tua opinione?
Prometeo: Giove ha privato l’Umanità del dono del fuoco.
Atena, agghiacciata: L’Umanità, l’Umanità, solo questa parola hai sulle tue labbra.
Prometeo, calmo: Per tutte le altre, il silenzio basta. Silenzio.
Atena: Non hai insegnato agli uomini tutte le arti e le scienze che ti ho trasmesso la matematica, l’astronomia, la navigazione e la medicina?
Prometeo: Tutto questo non è nulla senza il fuoco! Un tempo. Senza il fuoco la loro esistenza non sarebbe vita.
Atena: Prometeo, che senso ha la vita degli uomini per te? Sei il più saggio dei sette Titani, quindi per qual motivo aiutarli?
Prometeo: Sono responsabile per tutti di fronte a tutto!
Atena: Allora sarai colpevole di tutto di fronte a tutti! Un tempo. La tua magnanimità ti      distruggerà!
Prometeo, abbassando la testa: L’ho visto nel futuro.
Atena: Allora perché sacrifichi il tuo intelletto per loro?
Prometeo: L’intelletto, è la lotta della necessità contro la sorte.
Atena,avvicinandosi a lui: Di quale sorte? Gli uomini sono la creazione di Giove!
Prometeo: Anche se fosse vero non cambierebbe nulla. Un tempo. Gli uomini non hanno bisogno alcuno di Giove. Non desiderano nulla all’infuori di vivere. È Giove che ha bisogno degli uomini. Silenzio. Che cosa vale un dio senza gli uomini?
Atena, in tono secco: Un genio. Un tempo. La tua collera ti fa dimenticare che sono una dea!
Prometeo: Io non dimentico nulla, Atena! E mi ricordo della tua nascita…
Atena, infastidita: Questo non ti da alcun diritto!
Prometeo: Tuttavia, ai miei occhi, tu sarai una eterna bambina… Un tempo. Io sono nato con il tempo.
Atena: E morrai con lui!
Prometeo: Ogni creazione richiede un sacrificio. Questa è la sorte dei demiurghi!
Atena, con tono gravoso: Cosa ti aspetti da me Prometeo?
Prometeo: Lasciami entrare segretamente nell’Olimpo…
Atena, interrompendolo: La tua audacia è senza limiti?
Prometeo: La mia audacia non è niente davanti al malessere degli uomini.
Atena: Tu vivi soltanto per loro? Un tempo. Ma non vedi che sono effimeri?
Prometeo: È vero, l’Umanità è l’unica ragione della mia vita… Ed è perché è effimera che ho il dovere di proteggerla.
Atena: E di me che ne fai?
Prometeo, sorpreso: Di quale protezione avrebbe bisogno una dea come te?
Atena: Della protezione che ogni donna cerca da un uomo…Silenzio. Hai perso dunque la tua preveggenza?
Prometeo: Ma come avrebbe potuto il mio pensiero permettermi un tale sentimento?
Atena: Il mio ne è capace.
Prometeo: L’intelligenza è una passione e l’Umanità è l’oggetto di tale passione.
Atena: Soltanto che questa passione è una sofferenza.
Prometeo: Sarà dunque la prova della mia esistenza!
Atena: Tuttavia, Prometeo, è della vita che si tratta. Un tempo. È la vita eterna che ti propongo…
Prometeo: Senza l’Umanità, la mia vita sarebbe priva di senso. Che cosa vale l’eternità se è per vivere nel nulla?
Atena: Tu sei umano, troppo Umano!
Prometeo: Non è l’uomo che bisogna rendere divino ma dio che si deve umanizzare.
Atena: Le tue parole saranno la tua infelicità e soffrirai per ognuna di esse!
Prometeo: Io sono pronto a soffrire per ogni uomo.
Atena, rattristata: Lo so. Silenzio. Ma chi altro lo saprà?
Prometeo: Non ha importanza…Silenzio…Mi aiuterai ad introdurmi nell’Olimpo?
Atena: Lo farò per amore…
Prometeo: Per amore dell’Umanità?
Atena: No, per colui che ama l’Umanità!
Atena e Prometeo escono di scena.

 

 

 

 

 

 

 

                                               Scena II

                                                           L’umanità
Il caos
tu il primo
l’hai spaventato
grazie alla luce.
Il caos ha voluto
divorarti
ma tu
malgrado le tue ferite,
tu l’illuminasti
e si disperse nel nulla.
Un giorno, nelle Cicladi,
la luce divenne marmo
ed il marmo statua
ma non osò
conquistare il mondo,
aveva le braccia legate
come una luce imprigionata:
il segno del tuo destino.
Quanti uomini sanno che il mare è luminoso
dopo che il sole ci si è naufragato
vedendo la tua angoscia
che il gusto del sale
che lascia il mare sulle tue labbra
sia una scheggia di sole?
Tu fosti l’uno
l’unico
all’inizio.
Una scintilla
nel pugno:
il fuoco,
questo pezzo di giorno nella notte.
Era un dono immenso, era una sofferenza amara.
Il tuo legame con l’Umanità
le tue catene.
E tu il primo che sentisti
il peso della luce.
Il superuomo,
il creatore della luce,
il demiurgo umano
divenne la schiavo
dell’Umanità.
Tu donasti la luce da bere
e cambiasti l’esistenza degli uomini,
ed offristi loro la vita.
Ma chi la voleva,
chi vide il tuo sacrificio,
chi lo comprese?
Il tuo mito,
acropoli dell’intelligenza
è una composizione
che pochi uomini possono capire
una musica del silenzio.
Icaro
attaccato al cielo di pietra
Dedalo
nel labirinto del pensiero rinchiuso.
La tua torcia pugno divino
e ferita gloriosa
il tuo corpo, apparenza divina
e ferita umana.
La vendetta dell’oblio.
Gli uomini dimenticarono la luce
e non trovarono che il fuoco.
Dimenticarono che la luce
era il marmo del sole.
Gli uomini bruciarono la luce.
Sulla sabbia bianca
riversarono il dolore
ed in un solo istante
si interruppe il tempo.
Smembrando  l’atomo,
ferirono l’Umanità
e il suo pensiero.
Dio
volle suicidarsi
vedendo il cielo
mordere la terra.
Il bagliore dell’esplosione
mostrò l’oscurità,
la strada dell’Ade.
Allora si fece sentire il primo grido
dei morti
le vittime del fuoco,
le stimmate celesti.
Allora cominciò la prima lotta
contro il nero acciaio.
Il lamento della pace.
La minaccia dell’ombra
si espanse sulle anime
e chiuse
le palpebre
dell’innocenza.
La luce che tu ci offristi
con  il tuo sacrificio
era unica
e noi l’abbiamo persa.
Il fuoco, per vivere,
ha bisogno di molti morti.
Deve spegnersi
affinché possiamo rivedere la luce.
La tua luce, Prometeo!
Nel paese dei sogni perduti
non ci sono più cipressi
eucalipti e pini
soltanto fiumi di pene
e parole di lamento.
Tuttavia in seno alle vestigia del mondo
brillano le bellezze mozzate.
Sui vicoli della vita,
sulle onde di pietra
sono caduti
i passi inaccessibili
di un’anima antica.
Una manciata di luce
sul corpo
è diventata
l’alto mare della libertà,
il colore della necessità!
Non c’è più il fuoco, soltanto la luce.
Hai bevuto tutte le lacrime del mondo
e con la tua ferita
hai creato il mare
la nostra terra.
Poi
dopo la morte
dell’eternità
e la resurrezione
del giorno
prima di essere interrotto nell’antica agorà
da una mano qualunque
una Domenica
come un lillà
rifiorirà
il mondo.  

                                                       Scena III

                                                                Atena, Prometeo
Prometeo è ormai su una roccia. È solo nel mondo. Il viaggio nel tempo immobile. La sua vita è diventata misura del tempo. La sua opera, la vita degli uomini. Tuttavia, il suo sacrificio è caduto nell’oblio. La memoria del futuro è naufragata nell’esuberanza dell’oblio. La luce della conoscenza si è trasformata in un fuoco eterno e il suo dono in volo. Nessuno più sa ciò che egli subisce ogni giorno, nessuno più eccetto…
Atena, commossa: Era dunque il tuo fine ultimo di rimanere incatenato su questa roccia, dimenticato da tutti?
Prometeo, sereno: Se tu cerchi di consolarmi grazie a queste parole, sappi che il mio corpo si è abituato agli artigli dell’avvoltoio.
Atena: Anche se ferito e incatenato il tuo spirito è sempre impertinente.
Prometeo: È la sottomissione agli dei che tu ritieni pertinente? Un tempo. Le catene non possono ostacolare la libertà dello spirito.
Atena: Hanno tuttavia ridotto la tua vita alle pene del silenzio…
Prometeo: La mia vita è la misura del tempo e la mia opera, la vita degli uomini.
Atena: Bisogna spegnere questa esuberanza ancor più di un incendio: non sei nulla per il tempo, tu sei tutto per gli uomini ma non lo sanno. La tua opera non è che una candela che si consuma nel nulla.
Prometeo: La creazione degli dei non è la più grande esuberanza? Un tempo. Non sono nulla per gli uomini ma gli uomini non lo sanno. La potenza degli dei deriva dagli uomini, la debolezza degli uomini deriva dagli dei!
Atena: Ognuna delle tue parole è una condanna! Silenzio. Ti prego, conserva il silenzio, Prometeo…
Prometeo: Fin tanto che la mia lingua vivrà, essa esprimerà il pensiero della luce!
Atena: Pensa a quelle dei tuoi discepoli che gli uomini taglieranno per non sentire la luce!
Prometeo: Nessun altro pensiero è nella mia mente! È pensando a loro che parlo così. Perché sono responsabile…
Atena: I mortali amano il potere come gli dei…
Prometeo: I mortali che servono gli dei! Hai paura che gli allievi  non oltrepassino i Maestri?
Atena: Taci, taci, ti supplico…Non mi torturare pure tu…
Prometeo, sottraendosi dalle sue catene: Cosa è successo Atena? Un tempo. Chi ha osato farti del male?
Atena: L’Olimpio mi ha accusato di essere la tua amante…
Prometeo: Giove, proprio tuo padre!
Atena, in un mormorio: Si, si…
Prometeo, furioso: Così la vendetta non gli era sufficiente. Gli occorreva pure una giustificazione.
Atena: Imbarazzato ad ammettere la sua vendetta, ha fatto circolare che ti ho lasciato salire sull’Olimpo a causa di una segreta avventura amorosa.
Prometeo: Ma come ha osato?
Atena: Cosa importa…Gli altri gli hanno creduto.
Prometeo: Questo non ti deve influenzare. La calunnia non ti può raggiungere. Sei troppo pura Atena.
Atena : Sei tu che sei troppo puro, Prometeo…Silenzio. Alla mia nascita, tu sei stato il primo essere umano che ho potuto vedere. Silenzio. Prometeo tu sei il primo uomo…
Prometeo: Atena, tu sei l’unica dea di cui ho potuto ammirare la creazione.
Atena: Questo legame col passato, anche se unico, non è nulla davanti al nodo gordiano che rappresenta il futuro. Silenzio. Perché il futuro, io lo conosco e tu lo comprendi…Non è così?
Prometeo: È vero, i nostri destini sono legati dal futuro…
Atena si avvicina a Prometeo incatenato.
Atena: Allora lasciami amarti nel presente…
Prometeo: Come potrai amare la solitudine della roccia?
Atena, chinandosi sul petto ferito di Prometeo: Ogni segno su questa roccia è  un simbolo del mito dell’intelligenza. Silenzio. Il tuo mito Prometeo. Un tempo. Come potrà la dea della saggezza non amarti?
Prometeo: In questo caso, tu sai ciò che questo mito rappresenti come pericolo…
Atena: È vero l’universalità del tuo genio fa paura al dio degli dei. Un tempo. È la ragione della tua atroce tortura.
Prometeo: Non è tanto il mio essere che teme la mia opera ed il suo impatto sull’Umanità. Silenzio. Tuttavia, è l’opera che crea l’essere e non il contrario. Allora quale donna sarà capace di amare un uomo che può amare solo l’Umanità?
Atena: Nessuna donna, hai ragione. Un tempo. Solo una dea potrebbe…
Prometeo: Ma quale dea comprenderà il mio sacrificio?
Atena: Una dea nata dal pensiero.
Prometeo: Quale sarà la ragione del suo amore?
Atena: Non importa la ragione! L’abbraccia con tutte le sue forze. La tua sofferenza ti ha reso uguale a un dio!
Prometeo, respingendola: No! Se fossi stato dio, mi sarei suicidato per liberare l’Umanità!
Atena: Non parlare così, amore mio…Un tempo. Sono tali dichiarazioni che fanno paura agli dei…
Prometeo: Ti sbagli, Atena… alzando i pugni verso il cielo. Se mi hanno condannato a questo supplizio è che hanno paura che la mia sola presenza possa innescare una reazione…
Atena, incuriosita: Quale reazione?
Prometeo: Il pensiero dell’Umanità!
Atena: Questo non ha senso, l’Umanità non è mai stata capace di pensare da sola…
Prometeo: Secondo la religione degli dei! silenzio. Il contrario sarebbe stata una trasgressione…
Atena, pensierosa: Così la saggezza è a volte nemica del genio…Perché rappresenta il controllo assoluto sul mondo conosciuto mentre la caratteristica del genio è di scoprire lo sconosciuto.
Prometeo: Ogni scoperta è una sfida…
Atena: Ma, questa volta, si tratta dell’entità della nostra esistenza! Perché quello che tu hai scoperto, è la nostra morte.
Prometeo: Il crepuscolo degli dei precede l’alba dell’Umanità.
Atena: La fine dell’eternità genererà il giorno. Silenzio. Hai rubato il fuoco per offrire la luce!
Prometeo: Era una necessità!
Atena: Ma perché?
Prometeo: L’unico dio che possa essere umano, è il pensiero dell’Umanità.  

 

                                                Scena IV

                                                              Umanità
Dalle tue torture nacque il rimorso divino.
Ogni notte un nuovo dolore
ogni giorno un nuovo sole.
Tutto era passione
necessità
impulso
e tutto divenne errore
e
collera rossa.
Sulla roccia dell’esilio
sul partenone della verità
sull’areopago dell’ingiustizia
Titano immortale
divenisti
il primo uomo.
Achille dell’immortalità
e della generazione umana,
Ulisse della titanomachia
e del viaggio immobile.
Ai confini della terra ti esiliò
la collera del potere
cadde sul fulmine della conoscenza
tempesta della potenza.
I tuoi occhi presero il colore del sole.
Incatenato e odiato
tu, Prometeo,
il primo uomo
risolsi
l’enigma della fiamma
tu, Prometeo,
il primo uomo
illuminasti
il crepuscolo degli dei
abbattendo
i muri invisibili
della conoscenza.
Tutto è uno.
Combattendo
per la creazione
il tuo mito
demolì
l’eternità.
Estate bianchissima
il tuo legame
inverno nerissimo
le tue catene.
Ma il tuo pensiero
non conosce compromesso
solo l’audacia.
La luce cadde su questa terra.
E il mare e il cielo
si unirono
con la generazione del fuoco.
La tua ombra
esiste
unicamente
per mostrare
dove si trova
la luce.
La tua passione,
la quintessenza
dell’Umanità.
Tu illuminasti l’oceano dell’incognito
e il tuo nero destino,
irrompesti nel deserto del pensiero
con tutte le tue forze
e creasti
un nuovo fenomeno:
il miracolo dell’intelligenza:
l’altruismo;
un’altra materia
un’altra energia:
il libero spirito.
La ricerca della verità
ancora più preziosa
della verità.
Vicino al sole
nelle cime
tu vedesti
solo la sostanza
il senso della vita
e con le tue conoscenze
ci mostrasti
che ogni pietra
è una idea
e ogni marmo
una memoria interrotta.
Nulla è dimenticato dal sole
della giustizia.
Nulla è temuto dall’audacia
della grecità.
Con le ceneri della luce
Nello sguardo
tu osservasti il fuoco
del mondo
e vedesti
nella memoria del futuro
il viso
dell’Umanità.
Nostro sole,
se tu non esistessi,
eterna
sarebbe la nostra notte.
Tu, il primo
tu ci insegnasti
che ogni storia degli uomini
è una colonna unica
che conserva una parte
della nostra comune memoria.
Tu,
Socrate dell’audacia
tu ti suicidasti
innumerevoli volte
affinché noi vivessimo di nuovo
ogni  istante
della nostra vita.       
Perché lo stesso istante
due volte non può essere vissuto.
Tu ci mostrasti
che ogni istante
è una parte
d’eternità
tanto che
l’eternità
è soltanto
istante.
E dopo il sempre
degli dei
e il sogno
dei mortali,
dopo il crepuscolo
degli idoli
arriverà
l’alba
degli uomini
e con essa
il sole
della giustizia.
Nel fuoco
del presente
tu vedesti la luce
del futuro.
Nel sogno
degli uomini
vedesti
l’esistenza dell’Umanità.
Prometeo,
tu sei colui
che
non dimentica
il domani,
nel
presente occupato,
tu sei
il futuro imprigionato.   

 

 

 

                                                     Scena V

                                                             Atena, Prometeo
Prometeo è ormai libero. Tuttavia rimane vicino alla roccia della leggenda. È libero ma solo. Contempla il nulla come un viandante cosciente del ciclo che si è appena realizzato e della complessità del labirinto della vita. La sua luce illumina tramite la sua potenza l’Umanità intera. Il primo faro rischiara l’oceano della conoscenza, più solo che mai…
Prometeo: Sei dunque tornata, Atena?
Atena: Mai avrei potuto lasciarti, Prometeo. Un tempo. Sai bene che i nostri futuri sono legati…
Prometeo: Ma questi legami non sono delle catene. Silenzio. Sarai sempre libera Atena.
Atena: È il mio amore che ti ho offerto, non la mia libertà.
Prometeo: Ed io ho saputo offrirti solo il mio sacrificio!
Atena: Dalle tue sofferenze sono nati i rimorsi degli dei.
Prometeo: Non ho mai mendicato la loro pietà!
Atena: Nessuno può accusarti di ciò! La tua vita è un dono, tu non sai ricevere, soltanto donare.
Prometeo: E tu sei senza dubbio la sola che comprende…Un tempo. Ercole mi ha detto…
Atena, interrompendolo: Non dire più niente, o amor mio! Un tempo. Tu non mi devi nulla, io ti devo tutto!
Prometeo, allungando la sua mano: Eppure sei tu che mi hai dato questo anello di pietra! Silenzio. Hai trasformato la mia condanna in pietra preziosa…
Atena: Il valore di questa pietra non è nulla davanti alla roccia della tua leggenda.
Prometeo: Eppure rappresenta la sua entità per l’Olimpio.
Atena: Tuttavia non è che l’astuzia di una donna pronta a tutto pur di salvare il suo amore…
Prometeo: Tu sei cambiata con il tempo…Sei diventata…
Atena, interrompendolo: Più umana? Un tempo. Non sono le tredici generazioni che mi hanno cambiato. È il mio incontro con il primo uomo che ha trasformato la mia esistenza. Vivo soltanto dopo quell’istante e vivo soltanto per quell’istante…
Prometeo: L’effimero è all’origine dell’eternità dell’istante.
Atena: Ma avremo bisogno della tua intelligenza per scoprirlo. Un tempo. Anche il sapere assoluto non è nulla senza l’esigesi del genio.
Prometeo: Non temi che Giove apprenda del tuo arrivo nel Caucaso, al limite del cielo e del mare?
Atena: Dal momento che conosco l’alba, non temo più il crepuscolo!
Prometeo: Sta in guardia, Atena perché il crepuscolo degli dei durerà ancora molti secoli…
Atena: Dopo questo istante, i secoli non sono nulla. Attenderò l’alba dell’Umanità.
Prometeo: Tu non temi più i mortali dunque: la creazione di Giove!
Atena: Cosa sono i mortali di Giove davanti agli uomini di Prometeo?
Prometeo: L’ignoranza davanti al sapere dell’ignoranza!
Atena: No. Io temo una cosa sola, amore mio: il massacro degli innocenti. Un tempo. Quante torce dovranno bruciarsi per risvegliare l’Umanità?
Prometeo, prendendola fra le sue braccia: Ognuno dei fuochi porterà la sua luce all’Umanità! Silenzio. La luce nascerà dal fuoco.
Atena: Come sopportare tutti questi sacrifici?
Prometeo: Come una necessità! L’Umanità nascerà dalle ceneri della luce.
Atena: Così, il tuo sacrificio non era che il simbolo di questa necessità?
Prometeo: La prima visione della lotta della necessità contro la sorte.
Atena: Il destino dell’intelligenza!
Prometeo: No, la sua leggenda!
Atena: Ogni giorno passato nella religione degli dei sarà espiato da un fuoco.
Prometeo: E ogni fuoco darà il giorno all’Umanità.
Atena: Inoltrandoci nella penombra della notte, noi ci avviciniamo al giorno in cui il mondo si sveglierà.
Prometeo: E ogni bellezza abbattuta dal tempo sarà l’elemento originale di questo nuovo mondo.
Atena: Come se gli dei fossero nati per dare vita agli uomini…
Prometeo, interrompendola. Morendo!
Atena: Siamo nati dal desiderio degli uomini di diventare immortali e moriremo affinché i mortali divengano uomini.
Prometeo: Cosa vale un sogno se non da i natali alla vita?
Atena: La vita di un dio! Un tempo. Noi siamo soltanto un immenso sogno dell’Umanità.
Prometeo: Atena, tu sei il più bel sogno della mia vita!
Atena: Solo che ho paura che il sogno possa cessare. Un tempo. Ho paura…
Prometeo, abbracciandola: È dal tuo sogno che è nata la mia visione!
Atena: Ma il sogno deve morire affinché la tua visione diventi realtà…Sono il fuoco della tua luce.
Prometeo: Allora, Atena, bruceremo insieme nel pensiero dell’Umanità.
Nero.