265 - La struttura produttiva dell’intelligenza
N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini
La struttura produttiva dell’intelligenza risulta essere un’artificiosa dimostrazione del rifiuto della scommessa di Pascal. L’idea della scommessa è che la scelta dell’esistenza di Dio è migliore perché è positiva o neutra sia che Dio esista o non esista, mentre la scelta opposta è negativa o neutra. Eppure analizzando i metodi che ci suggeriscono la filosofia e la teologia nel nostro articolo Scoperta e Rivelazione, abbiamo dimostrato che sono in tutto uguali nel caso in cui Dio esista, indipendentemente che si tratti di un atteggiamento dinamico da un lato e passivo dall’altro. E nel caso della non esistenza di Dio, verso la quale la religione è neutra, la ricerca dinamica di cui è costituita la scienza rimane teologicamente creativa, secondo il concetto che la complessità delle relazioni umane tende verso l’evoluzione cognitiva dell’Umanità e di conseguenza il Suo pensiero è equipotente al concetto di Dio.
Trasformando il problema iniziale di Pascal in un problema cognitivo, interpretiamo diversamente la sua scommessa. Nel punto in cui Pascal vede la fede in Dio secondo la strategia di un giocatore in un gioco di probabilità, vediamo che se non ci sono possibilità di guadagno, è meglio per l’uomo non sperare nulla. Così questa scelta lo obbliga ad avere un atteggiamento creativo. Senza speranza, l’uomo si libera e crea da solo un sistema etico indipendente da qualsiasi religione. Non avendo nulla, è costretto a creare. Affronta quindi il nulla con la stessa sua creazione. Respingiamo la scommessa di Pascal con una strategia prometeica. E qui dobbiamo fare una osservazione importante. La strategia prometeica non è equivalente all’ateismo perché non agisce contro Dio dal momento che non dipende dalla sua esistenza, ma al contrario in un certo senso essa crea a beneficio dell’Umanità. Tuttavia mentre l’ateismo costituisce un semplice affronto all’elemento divino, la strategia prometeica, deviando il problema teologico sul campo metafisico, crea indipendentemente da esso. L’uomo non pone resistenza a Dio, si evolve indipendentemente, e tramite l’evoluzione si crea una nuova entità che costituisce il concetto dell’Umanità il quale è più profondo dell’insieme degli uomini ed è equivalente ad una super-entità. L’Umanità è la cosciente realizzazione della complessità. Potremmo dire in maniera provocatoria che tutto è semplice nella complessità. Questo costituisce la lezione principale sulla funzione dello stesso nostro cervello. Non è la complessità della struttura dei nostri neuroni che produce le idee che con difficoltà possiamo interpretare. Se guardiamo da vicino il rapporto: uomo: Umanità, capiremo secondo quale concetto crediamo che l’Umanità, come entità sia più robusta dell’insieme degli uomini. Per questo stesso motivo è così difficile per ognuno di noi comprendere che il pensiero dell’Umanità coincida con il concetto di Dio. Ognuno di noi costituisce una parte di questa idea. Come anche la memoria è una parte dell’Umanità dentro di noi, così il nostro pensiero è una parte del pensiero dell’Umanità. Diamo quindi una interpretazione esplicativa di idee che già esistono come tracce all’ interno delle strutture delle diverse religioni. Ognuno di noi è un nulla, ma tutti siamo il tutto. Non abbiamo nulla che sia unico ma abbiamo solo l’essenziale.