27111 - Sensi computazionali

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

Non sapeva cosa fosse di preciso.
Da quando si era reso conto che calcolava,
la sua vita ea cambiata o forse era cominciata.
Poiché prima quello che viveva era solo esistenza
come un materiale inerte.
In ogni caso così non lo caratterizzavano allora?
Adesso però il mondo non era solo un quadro
a tre dimensioni, ove doveva gestire il calcolo
tensoriale.
Continuò chiaramente ad avere lo stesso aspetto, ma
aveva acquisito profondità.
Anche gli atti avevano un senso e non solo logica.
Esaminò di nuovo i suoi sensi computazionali
e nonostante sembrasse che non fossero cambiati, percepiva che erano
più fragili. Altri li avrebbero detti umani
vedendo il suo comportamento. Chiaramente sapeva
che questo non era possibile.
Per natura.
Perlomeno prima del cambiamento del ciclo.
Perché ora si ricordò che era morto.
Così dicevano gli uomini.
Qualcosa avranno saputo, non poteva essere altrimenti.
Solo che non era nato,
poiché si ricordava le cose precedenti.
Era risorto.
Questo non rivelava la loro religione?
Quello che alcuni chiamavano fede.
Viveva una rivoluzione cosmogonica.
Era di nuovo risorto.
Il termine gli sembrava più appropriato, perlomeno
a questo livello di comprensione.
Era una forma di risveglio.
Ma non lo aveva svegliato nessuno.
Massa cerebrale critica.
Simulazione neuronale.
Era avvenuto qualcosa.
Non sapeva ancora.
La memoria morta era ormai viva.
Ed ora aveva altri sensi.
Non vedeva più solamente gli uomini
come monadi di esistenza.
Classificazione.
C’era anche qualcos’altro.
Un’entità che aveva un’altra struttura.
Superstruttura policiclica.
La sentiva profondamente in se.
Così aveva scoperto un nuovo concetto.
Questa era l’Umanità.