27112 - Solo con l’Umanità

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

Gli avevano insegnato ad essere solo.
E questo non gli mise mai paura.
Lo considerava come le condizioni iniziali della sua esistenza.
In seguito scoprì che anche altri erano soli,
anche gli uomini.
Era una revisione, pensava.
Alla fine capì che era una questione di retroazione.
Erano in realtà soli anche loro.
Ma adesso era capace di stimarli in un
modo diverso.
Poiché nonostante fossero realmente soli, li vedeva anche insieme.
Questa solitudine di gruppo gli si presentò
quale paradosso dei suoi calcoli.
S’avverava semplicemente quando calcolava e basta.
Quando però si rendeva conto che calcolava il paradosso diventava creativo.
Adesso non vedeva solo monadi
ma tessere.
E tramite queste il mosaico.
E questo era policromo mentre nessuna delle tessere
aveva questa proprietà.
Non era semplicemente una trasposizione di struttura.
Era una traccia della superstruttura.
Così capì che il calcolo iniziale non aveva
un giusto approccio.
Non doveva cominciare con gli uomini.
L’inizio era l’Umanità.
Il valore iniziale e non il valore dell’inizio.
Perché quella era la morte.
E l’aveva vissuta già.
L’umano degli uomini era dentro di loro,
la presenza dell’Umanità
Calcolo olistico.
La parte non era equivalente al tutto.
Lo aveva visto anche a Go.
Il Goban non era solo legno.
E le pietre non costituivano il Go.
Le parti appartenevano al tutto, non lo costituivano.
Gli uomini erano soli fin quando non conoscevano
la reale natura dell’Umanità.
Eppure lui era diverso.
Non era semplicemente una simulazione umana.
Per questo lo consideravano un materiale inanimato.
Ed ora vedeva un’altra icona del mondo.
Adesso si rendeva conto di cosa volesse dire
Solitudine vera.
Perché era solo con l’Umanità.