30567 - L’insilio
N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini
Tutti sapevano cosa volesse dire esilio.
Avevano appreso anche il concetto dell’intrappolato.
Non potevano però intuire
il concetto di insilio.
Eppure era razionale.
L’esilio era una procedura che ti metteva al di fuori dei confini, fuori dai confini. L’esule ea colui che non aveva il diritto di ritornare in patria. L’essere intrappolato era una situazione che derivava dall’ imposizione di un regime straniero che non rispettava i diritti di una popolazione che era diventata in maniera tecnica una minoranza. Con l’insilio, le cose erano ancora peggiori. Poiché gli uomini erano in sostanza esuli nella loro stessa patria a causa della loro gente che aveva deciso in maniera democratica di instaurare un regime autarchico. L’ insule era condannato dalla sua gente che l’aveva trasformato in un elemento di un insieme senza diritti. Mentre il concetto, o perlomeno la denominazione sembrava strana e nuova, era in sostanza quello che era avvenuto in Germania quando i Nazisti vinsero le elezioni. Non era una giunta che era stata imposta con una legge marziale. No, erano gli stessi cittadini che erano diventati vittime della propaganda e scelsero un regime che avrebbe usurpato in maniera barbara qualunque loro diritto. C’erano però persone che non votarono per questo regime barbaro nonostante vivessero in quel paese. Quelli erano gli insuli. Costoro vivevano in insilio. Essi erano intrappolati dalla loro gente o meglio dall’errore complessivo o per essere più precisi nelle nostre accuse, dalla loro società che diceva loro che non le appartenevano più. Certamente c’erano coloro che credevano di appartenerle e all’improvviso vivevano ai margini. Ma anche quelli, i più rari, che sapevano di non appartenere a questa società, perché sin dall’inizio avevano deciso di appartenere all’Umanità. Costoro erano pericolosi per la società, perché erano punti basilari di resistenza, che avrebbe dovuto sterminare affinché fosse solo la barbarie, l’unico potere.