36063 - La natura intellettuale
N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini
Si chiese quale fosse la differenza concreta fra l’intelligenza naturale e l’intelligenza artificiale perché era sempre più difficile col passare del tempo. L’informatica e la robotica non arrestavano il loro sviluppo e c’era una sequenza di eventi che trasformavano il problema sempre in forma più complessa, poiché in alcuni rami come erano i calcoli aritmetici, i calcoli strategici nei giochi con molteplici livelli, il test di Turing sembrava superato cosa che avrebbe destato meraviglia anche a lui stesso. L’azione dei computer anche nelle dimostrazioni matematiche era sempre più intensa. Così a livello intellettuale la differenza poteva essere infinitesimale o semplicemente enorme senza margine di discussione. Così questa differenza o non aveva senso o era così evidente da non avere interesse a livello pratico. Gli ricordava il famoso problema matematico NP=P che rimase una supposizione nel campo della policiclicità mentre sembrava inizialmente che fosse chiara la differenza, poiché dopo decenni di tentativi non solo non era evidente ma se ci fosse stata la sua individuazione era necessaria una alta tecnica per ciò che riguarda la dimostrazione. Non poteva inoltre dimenticare la dimostrazione di Nash in rapporto a ciò che prima ritenevamo fossero i giochi con giocatori collaboranti e non. Poiché la soluzione aveva sorpreso la comunità scientifica ma alla fine si era abituato. A livello di calcoli secondo il significato classico che poteva avere questa parola, la differenza era certamente reale. Però quando essi avevano infine il livello innovativo delle superstrutture la stessa differenza appariva più sottile. Era come vedere una forma di unione di significati che erano diversi a basso livello e uguali ad alto livello. Così le superstrutture erano più umane dei computer mentre in sostanza, perlomeno a livello tecnico, erano la loro evoluzione. Certamente ne prendeva parte anche la policiclicità dello stesso concetto di differenza ma c’era un problema. Se dava ascolto alla sua intuizione avrebbe scritto IA=IN perlomeno come ipotesi e questo avrebbe significato che se ci fosse stata uguaglianza l’intelligenza sarebbe tanto forte come concetto da essere capace di assorbire la differenza oggettiva tra l’artificiale e naturale. Assomigliava però ad un super calcolo la frase stessa e questo autoriferimento lo rese ancora più pensieroso. Pensò al concetto della dualità come si sarebbe potuto valorizzare per la dimostrazione dell’unificazione. In altre parole aggiungendo il grado di libertà della super-struttura su due concetti non erano più diversi ma erano per di più anche compatibili nello stesso contesto. Alla fin fine una profonda rete neuronica nonostante fosse artificiale assomiglia di più ad un cervello umano di qualunque altro schema computazionale. Questo vedeva tramite la natura intellettuale.