49400 - Lettera al futuro

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

Salvatore: Non lo so come sarà il mondo nel lontano futuro ma voglio che tu sappia che ti penso anche adesso nella fase più difficile della pandemia. La peste nera falcia tutta la nostra gente come se le loro vite fossero spighe di grano. Non c’è nulla che possa contrastare questa catastrofe. Eppure le persone rimangono unite in questo Anno del Signore 1350  anche se teniamo duro da tre anni. Di sicuro non hanno letto la Commedia di Dante ma voglio dirti che mi ha aiutato molto perché ho capito che dopo l’inferno si passa in paradiso, non che io abbia paura di morire, dal momento che è la fine di tutti ma vorrei sopravvivere alla pandemia affinché sappiano anche altri come te che appartieni al futuro che ci furono persone che hanno vissuto accanto alla peste nera ma ce la fecero grazie alla resistenza dell’Umanità. Non vincerà la barbarie, e  sai perché, te lo dirò…Tempo. Oggi una donna mi ha detto che a Venezia coloro che abitano lungo il  Canal Grande hanno deciso di suonare sulle due sponde con i loro mandolini e le loro chitarre  per sentirsi a vicenda. Alla pari camminavano sui marciapiedi e li sentivano dalle finestre anche altre persone che stavano vivendo anche questa strana quarantena perché nessuno calcolava più i giorni. Credevano ormai che non avevano più importanza. Eppure ogni giorno è un regalo che devi prendere se vuoi vivere veramente e non solamente esistere. Tempo. E così quelle persone che suonarono quel giorno vissero insieme e condivisero la loro umanità. Gli strumenti riuscirono a oltrepassare il Canal Grande anche se è proibito passare sui ponti. Se ti ho scritto  questo evento è perché esso non si dimentichi. Perché anche se moriamo, dopo tanti secoli questo succederà comunque alla nostra gente. Ho scritto questa frase ma ci ho ripensato. E sì alla fine mi sbaglio, perché anche tu appartieni alla nostra gente, anche se non ci siamo mai incontrati da vicino, ti sento vicino a me. So che pensi a noi anche se ci separano  secoli. Assomigliamo anche noi due a quei Veneziani e il nostro Canal Grande è il Tempo, così anche se ci hanno proibito di passare sui ponti, voglio che tu senta la musica, perché sono sicuro che anche tu suoni qualche strumento anche se forse non esiste ancora. Questo voglio dirti alla fin fine, specialmente se anche tu vivi una pandemia. Voglio che con le mie note tu non dimentichi che siamo sopravvissuti e che la barbarie non ce l’ha fatta, non c’è riuscita a farci scomparire per quanto nera che fosse. Ma voglio anche che ti ricordi che ti pensavo per essere insieme a te nell’ora del bisogno.

Il tuo,

Salvatore