7192 - Il grande maestro 44

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

Un nome.
Un simbolo.
Philippe de Villiers dell’Isle-Adam.
Nell’anno di grazia 1522, il miracolo ebbe luogo.
Un ricordo inciso nella memoria dei Servi.
Nel rifugio, ripensava alla sua difesa eroica ma pure ai seicento Cavalieri e ai quattromilacinquecento uomini armati contro i duecentomila combattenti di Soliman.
Sei mesi d’assedio.
Un tradimento.
Una sconfitta della dignità.
Un combattimento esemplare.
Ed un risultato senza precedenti.
Questa fase cruciale, che ebbe luogo a Rodi cambiò il corso dell’ordine di San Giovanni.
Nella stanza ebbe una vampata di calore. Il ricordo era ancora molto più vivo di quanto egli potesse immaginare. Non ne capiva la ragione, almeno in quell’istante. Decise di uscire dal rifugio per capire questo fenomeno strano e allo stesso tempo così familiare.
La strada era vuota con la sua pavimentazione così particolare che feriva i suoi piedi come allora. Risalì verso il Palazzo.
Apertura sul tempo.
La ramificazione cominciò a produrre i suoi effetti.
Approccio da camaleonte.
Una nuova necessità si presentava, di ciò ne era cetro.
Il cielo era di un bel blù limpido, il sole picchiava duramente.
Ammirava la prospettiva, non era cambiata, come se fosse immutabile eppure quanti rami si erano incrociati in questo luogo.
Quando raggiunse la cima, si ricordò di un’altra immagine captata nella notte.
La luce nell’oscurità.
Attivazione della procedura.
Era un’altra sera con il suo amico il musicista, colui che era capace di mettere delle note sui suoi pensieri sempre conservando la stesso spirito.
Il Patto Amichevole.
Anche lui sarebbe stato in questa battaglia anche se il nemico per ora aveva mostrato solo la sua ombra.
Posò il suo sguardo sul palazzo.
Attivazione mnemonica.
Le strutture sintattiche erano solo un’altra iniziazione. La struttura aperta era pronta.
Però, occorreva attivarla in tempo opportuno per difendersi. Si domandò come avrebbe convinto il continuo presente, del pericolo che il passato si sarebbe interrotto.
Questi uomini che camminavano sulle pietre senza percepire la presenza del tempo, non potevano cogliere il significato di questa richiesta.
Non aveva importanza, occorreva agire con o senza. Sarebbe stato dunque senza.
Si inoltrò nella vecchia città per reperire i segni del passato. Non tanto per contemplarli ma per mettere su carta il piano analogico della battaglia.
Era una tappa importante, altrimenti avrebbe dovuto ripiegarsi di nuovo sull’isola di Malta.
Prima, doveva cogliere gli elementi caratteristici dell’attacco per tastare il territorio.
Sentì di nuovo il pedone nella sua mano. Gli altri pezzi attendevano ma aveva intenzione di seguire il metodo di Philidor, anche se Sokolski permettevea l’attivazione immediata dell’alfiere.
L’ufficiale del palazzo.
Questo era il contatto.
Aspettando, occorreva preparare l’ala per controbilanciare il controllo del centro.
In effetti, questa volta, un attacco frontale era possibile.
Visione strategica.
Analisi topostrategica.
Aveva digià preparato i Diagrammi Voronoï e la triangolazione di Delauney, nel contesto di un approccio teorico al fine di mettere in evidenza gli elementi strutturali e i punti critici, come se si trattasse di una nuova partita a scacchi.
Aveva in mente la partita di Reti del 1923, lo stesso anno in cui gli Accordi di Losanna avevano violato i diritti degli Armeni.