7194 - Domini nostri morbi

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

L’incontro ebbe luogo sulla sommità. Era là che si trovava dopo secoli, il tempio antico. Dominava tutta la regione e contemplava il Mare Egeo. Certamente non si trattava che di ruderi ma questo non aveva alcuna importanza per i due amici. Era il punto di origine.
Un faro dell’Umanità che illuminava il vuoto della società.
Dall’insieme dell’edificio, erano rimaste solo alcune colonne restaurate maldestramente, in un angolo.
Il tempio stesso, era vietato al pubblico perché pericolante. Questo pericolo li attirò. Era un punto chiave nella ricostruzione.
Si inoltrarono quindi nella zona vietata per lasciare una traccia del loro passaggio temporale.
Si diressero verso l’angolo delle colonne malgrado le vertigini.
Effetto limite sul divieto.
Era la posizione della torre in questa nuova scacchiera temporale.
Casa bianca, come di dovere.
Si piazzarono fra le colonne per risentire la presenza dei rami della ramificazione.
All’orizzonte, nessuno.
Se non fosse per gli osservatori. Le ombre della luce.
Faceva ancora giorno, ma la notte era vicina. Restarono a lungo in quel luogo come se desse loro conforto la sua semplicità.
L’essenziale era là malgrado l’assenza del pubblico.
Due creature.
Pensiero e Musica.
Nello stesso luogo, lo stesso posto.
Davanti al nulla.
Senza attendere nessuno.
Riguardarono l’albero che si trovava anch’esso tanto vicino all’angolo.
L’eternità e un giorno.
Era a loro immagine.
Decisero di avvicinarsi ad esso per creare l’incontro degli effimeri in questo luogo eterno. Si misero sotto i suoi rami per guardare il cielo attraverso di essi.
Lo stemma era di nuovo là come se non avesse mai lasciato i luoghi dopo il precedente soggiorno.
Azzurro.
Gueules.
La scena era pronta anch’essa già da secoli.
Era il contesto.
Con le dopo-regole, il campo era pronto. In quanto all’azione, essa attendeva i pezzi. I pedoni conoscevano digià il loro ruolo in battaglia.
Quello era il segno della mano.
Era il momento propizio per Claude.
Il sostegno era effettivo. Si allontanarono lentamente dall’albero per andare a vedere la loro gente che attendeva digià il ritorno dei giocatori.
Gli uomini immobili.
Teoria dei Giochi temporale.
Erano visibili anche se nascondevano il loro segreto appena sotto. I due amici scelsero il percorso classico che passava per le scale. A loro non piacevano gli onori fittizi. Il piccolo cammino tortuoso era ampiamente sufficiente per raggiungere il loro obbiettivo perché erano sul ramo robusto per effettuare i loro calcoli come diceva il vecchio maestro di Marsiglia. Si avvicinarono all’obbiettivo sia dall’alto che di lato. Era un attacco laterale in tutti i sensi del termine. Camminavano sulla terra e le pietre per avvicinarsi al marmo.
La pietra di luce.
Era davanti a loro con le sue curve per creare il famoso teatro antico. Si inoltrarono all’inizio sull’ala della Dama, sul ciglio del vuoto come per raggiungere mentalmente Davide. Da lì completarono le righe della scacchiera di marmo. Non avevano cessato di scambiarsi le loro idee lungo tutto il cammino ma questa volta era il momento del silenzio.
Erano nel quinto movimento.
Si separarono in seguito per contemplare il teatro dai due lati e identificare ogni dettaglio necessario per la rappresentazione.
Erano lontani ma insieme. Essi avevano per maestri solo coloro che soffrivano, per il resto erano responsabili di tutto davanti a tutti era così sin dall’inizio.
Discesero i gradini della parte superiore del Teatro antico, ciascuno separatamente ma allo stesso ritmo.
Per via della struttura, il loro approccio non era più parallelo ma convergente.
Lo stesso fine.
L’Umanità.
Raggiunsero l’orchestra.
Sarebbe stato il posizionamento dei pezzi.
Da lì in poi era certo.
Fissarono con lo sguardo la distesa davanti a loro.