1918 - Lezione di vita
N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini
L’insegnamento nei suoi particolari ha in se delle difficoltà endogene che non sono percepibili nell’istruzione generica perché non esiste la doppia scelta della coppia Maestro-discepolo ove non c’è nulla di naturale. La compatibilità mentale è rara. Ed è sempre più rara secondo il livello. Eppure il Maestro è anche un attraente, anche se questo fenomeno è incomprensibile per i dati convenzionali. Con i bambini dotati, questo attraente diventa strano. Rompe i confini sociali e tocca direttamente l’umanità del discepolo. È in questo stadio che esiste il rispetto reciproco. Il discepolo non si lascia ancora andare dalla maestria del Maestro. Questo avverrà soltanto se si creerà un rapporto di fiducia, ove il pensiero del Maestro è espresso liberamente e si sviluppano senza fobie le capacità del discepolo. La fiducia è basata su concetti di sacrificio e di affidabilità. Ad ogni mossa del Maestro devono susseguirsi le opere. La realizzazione delle idee è decisiva per l’evoluzione del discepolo. Inoltre il sacrificio del Maestro trasforma colui che ne trae beneficio, se lo riconosce, in vero discepolo, poiché percepisce il valore del suo intento. Ogni difficoltà è semplicemente un ostacolo che, una volta superato, diventa un tesoro necessario per la conoscenza. Il problema principale del discepolo è la localizzazione del problema. L’impegno nella ricerca della soluzione a caro prezzo crea la problematica del problema. Molti si aspettano dal loro Maestro la soluzione dei problemi, mentre in realtà il suo ruolo è di localizzarli per mostrarne la metodologia. Ed è trovando la soluzione, che il discepolo può esprimersi in questo rapporto col Maestro. Ognuno ha un ruolo creativo da svolgere come in un gioco ove la strategia è di tipo win-win poiché esiste una complementarità nel campo dell’ontologia. La stessa teleologia del Maestro dà la forma all’ontologia del discepolo. Eppure, tutta questa procedura si basa sul prezzo da pagare, il tempo del Maestro si trasforma dinamicamente in tempo dell’allievo. E queste corde del tempo creano un punto nodale che costituisce la lezione di vita. La difficoltà maggiore per il discepolo è che questa lezione non può essere impartita in maniera lineare, non può realizzarsi in un contesto di specializzazione. Il discepolo di conseguenza deve superare le sue perplessità. Il discepolo non può vivere il suo futuro se non perderà tempo. Senza perdersi, non potrà conoscere. Poiché senza impegno, non sussiste il merito. E senza arte, non ha senso la tecnica. Solo in questo modo la lezione di vita potrà diventare opera di vita. All’inizio, la lezione di vita l’impartisce il Maestro, e il discepolo si impegna perché diventi opera. Alla fine, la lezione diventa opera per il Maestro mentre l’opera crea la vita per il discepolo. Così la coppia Maestro-discepolo produce tramite la lezione quello che chiamiamo a posteriori opera di vita.